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PODCAST
Radio libere sul web
Pubblicato su InSound n. 5 – aprile 2006

Il mercato delle radio in internet è in continua evoluzione. Se fino ad un anno fa, l’unica valida alternativa alla radio tradizionale era la web radio (che in molti casi era – ed è- la sua versione internet), ora lo standard si chiama podcasting: una tecnologia economica e di facile utilizzo, approdata in Italia circa un anno fa (con almeno un altro anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti) che ha portato persone lontane dal mondo della radio, in molti casi appassionati delle tematiche più disparate, a fare radio. A differenza della web radio, non è più necessario rispettare un orario preciso per ascoltare una trasmissione davanti al proprio PC: con il podcasting i file (prevalentemente in formato mp3) vengono resi facilmente scaricabili e di conseguenza trasportabili su tutti i supporti digitali.
Da quando iTunes ha introdotto la funzione podcast – consentendo ai podcaster di tutto il mondo di rendere i propri podcast abbonabili tramite il popolare software – il settore ha ricevuto uno sprone determinante. Oggi, oltre alle trasmissioni musicali e di gossip, ci sono dozzine di podcast didattici - nella classifica top 100 di iTunes si trovano numerose lezioni di lingua (prevalentemente inglese). La Apple, pioniere nel settore dell’istruzione, ad inizio anno ha lanciato ufficialmente il progetto “iTunes U” con il quale mette a disposizione delle università statunitensi una piattaforma di distribuzione online che consente ai docenti di postare file audio e video compressi di integrazione alle lezioni, scaricabili dagli studenti.
Certo iTunes non è l’unico software podcatcher (per individuare ed abbonare i podcast) in circolazione, ma è pur sempre il software di riferimento per i milioni di possessori di iPod (anche qui va detto che non serve necessariamente un iPod per ascoltare i contenuti audio in differita).
Si tratta senza dubbio di una rivoluzione che incentiva la diffusione dei prodotti culturali, ma che proprio in virtù di questa diffusione e della incontrollabilità dei file messi a disposizione, solleva degli interrogativi in materia di tutela del diritto d’autore.

AUDIOCAST.IT, NOTIZIE DIGITALI
E LA SITUAZIONE IN ITALIA

Se fino a qualche settimana fa nella classifica dei Top20 podcast di iTunes si trovavano molti podcast fatti in casa, appare chiaro che la fetta maggiore di questo seppur limitato mercato (se rapportato alla radio tradizionale) se la spartiscono gli operatori professionali (Radio DeeJay, RadioRai, Feltrinelli – solo per citare i più agguerriti in questo momento).

Per meglio inquadrare la situazione attuale, abbiamo intervistato Valerio Di Giampietro, autore del podcast amatoriale “Notizie Digitali” e webmaster di AudioCast.it, uno dei maggiori siti di riferimento sui podcast in lingua italiana (una valida alternativa ai software podcatcher per chi vuole seguire i podcast dal proprio pc o mac) che contiene anche diverse informazioni per chi vuole cominciare a realizzare il proprio podcast.

IS - Ci può brevemente illustrare la storia di AudioCast?

Valerio Di Giampietro - Nel febbraio 2005 ho casualmente scoperto i podcast. Ho iniziato ad ascoltare diversi podcast americani di tecnologia come, ad esempio, "Slashdot Review", "Digital Experience Podcast" ed "In The Trenches".
Ascoltandoli sono stato colpito dalla professionalità dei loro autori, che sebbene realizzassero un prodotto amatoriale con pochi ascoltatori (iTunes ancora non supportava i podcast) curavano molto l'aspetto tecnico della registrazione audio che era assolutamente impeccabile e di buona qualità. Erano anche molto professionali nel pubblicare puntualmente i loro podcast.
Per curiosità ho dato uno sguardo anche al panorama italiano ed ho visto che c'erano alcuni pionieri, come Sandrino di “Toilettecast” o Antonio di “Pendodeliri”, ma non c'era nessun podcast di notizie dal mondo della tecnologia. Ispirandomi ai podcast americani ho pensato allora che ne avrei potuto fare uno io.
Così nell'aprile 2005, pensando di realizzare un podcast, ho registrato un dominio che richiamasse il podcast già dal nome - ovviamente i migliori nomi erano già stati presi - ed ho registrato "audiocast.it".
A fine giugno ho ordinato un microfono Behringer a condensatore da 100 Euro, un mixer ed un compressore ed ho poi iniziato la prima puntata di "Notizie Digitali" - così ho chiamato il mio podcast - a luglio del 2005.
Nel frattempo iTunes aveva introdotto il supporto ai podcast e questo ha dato, da subito, una base potenziale di ascoltatori molto ampia. In quel periodo eravamo veramente pochi podcaster italiani (meno di venti su iTunes) e “Notizie Digitali” ha ricevuto una buona accoglienza sia per quanto riguarda i download delle trasmissioni, sia per l’alto numero di email di complimenti, incoraggiamenti e suggerimenti.
In seguito ho cercato di migliorare la qualità audio acquistando una economica scheda audio USB (per usarla su un portatile eliminando il rumore di fondo delle ventole del PC principale) ed ho anche sostituito l'economico compressore Alesis con un voice processor Behringer, anch'esso economico, dotato di compressore/expander, limiter e de-esser, che ha contribuito a migliorare sensibilmente la qualità audio del podcast.
Non sono riuscito a mantenere la periodicità settimanale che avrei voluto, il fatto è che con un lavoro regolare che mi impegna molto ed una famiglia con moglie e 3 figlie, il tempo libero a disposizione non è molto. Sono comunque riuscito a mantenere la periodicità quasi-settimanale ed a tirare fuori una nuova puntata ogni circa 10 giorni.

IS - Come ritiene debba essere un podcast per ritagliarsi una fetta di mercato?

VDG - Penso che un podcast non abbia nessuna possibilità di fare concorrenza ai media tradizionali (come la radio) se scende sul loro stesso terreno e va a trattare gli stessi argomenti nello stesso modo. Ha invece notevoli possibilità se va a riempire degli spazi, tipicamente di nicchia, che non sono coperti dai media tradizionali che sono, per loro natura, generalisti.
Un podcast come il mio, che dura tra i 30 ed i 50 minuti e tratta argomenti di tecnologia, può avere ragione di esistere poichè è improbabile che una radio generalista possa dedicare così tanto tempo ad un argomento molto specifico.
Naturalmente i podcast fatti da personaggi noti, o direttamente dalle radio tradizionali, hanno molto successo, nello stesso modo in cui i siti web dei giornali o della RAI hanno comunque successo, ma questo non impedisce assolutamente che altri podcast possano avere un significativo seguito.
Un aspetto importante, che molti podcaster amatoriali purtroppo trascurano, è la necessità di una adeguata qualità audio: gli ascoltatori sono abituati ad ascoltare, sia sui PC che sui lettori MP3, musica ad alta fedeltà. Fornire loro un podcast che somiglia ad una trasmissione radio ad onde medie, è una richiesta di attenzione che può risultare troppo impegnativa.

IS - Notizie Digitali è stabile (da mesi) nella top 20 di iTunes. Qual è il numero di downloads necessari per essere contemplati in lista?

VDG - La classifica di iTunes non è fatta in base al numero di downloads che un podcast ha, ma in base al numero di nuovi abbonati che ogni giorno il podcast riceve. Questo significa che è frequente il fenomeno di nuovi podcast che scalano rapidamente la classifica (molti utenti si abbonano per "saggiare" il nuovo podcast) e poi riscendono altrettanto rapidamente quando hanno raggiunto la stabilità nel numero di abbonati.
I podcast più noti, come quello di Luttazzi, di Radio DeeJay o di RadioRai, hanno una notorietà tale che li fa rimanere costantemente in testa alla classifica; altri podcast, come il mio, oscillano in un modo più o meno vistoso. Oltre a "Notizie Digitali" ci sono anche altri pionieri che stanno più o meno stabilmente tra i primi 30, come ad esempio "Sesso Sublime" o "Jacopo Fo blog".
Anche il numero di scaricamenti oscilla, nel mio caso tra i 1800 e i 2600 a puntata. Non è molto se confrontato con i podcast americani. Ad esempio "The Next Big Hit", che in America è intorno al 30° posto su iTunes, ha circa 15.000 scaricamenti, "Ricky Gervais" che è il secondo o terzo ha circa 230.000 scaricamenti a puntata. Io mi aspetto che i podcast più popolari in Italia, come quello di Luttazzi, possano avere tra i 10.000 ed i 20.000 scaricamenti a puntata.

IS - Parliamo di musiche. Meglio un podcast con musiche libere o con licenza podcast siae?

VDG - Istituzioni come la SIAE (e la RIAA americana) a me sembrano dei dinosauri incapaci ad adattarsi in un mondo che cambia. Per fortuna oggigiorno sempre più artisti decidono di controllare i propri diritti senza bisogno di intermediari. L'ottusa guerra che i detentori dei diritti stanno combattendo mi porta ad essere dalla parte di quelli che contrastano la SIAE (e la RIAA) e che quindi preferiscono utilizzare brani con licenze Creative Commons o simili. D'altronde, con mia sorpresa, mi sono accorto che ci sono degli artisti validissimi che pubblicano le loro opere con queste licenze e che, a mio giudizio, meritano di essere promossi e supportati.

MUSICA IN PODCASTING

E’ di fine dicembre la notizia che la AIM (Association of Indipendent Music) ha sviluppato una licenza semestrale che autorizza i realizzatori di podcast di tutto il mondo ad utilizzare legalmente musiche del repertorio indipendente del Regno Unito.
In Italia l’ufficio multimedialità della SIAE ha sviluppato una licenza che autorizza a trasmettere le opere musicali amministrate in modalità podcasting, differenziando tra podcast di tipo commerciale, di tipo amatoriale e podcast di enti pubblici o di organismi senza scopo di lucro. La licenza prevede una durata massima di ogni trasmissione di 60 minuti e vieta la proposizione integrale delle opere muisicali (affinché non possano essere isolate).
Condizioni a detta di molti troppo restrittive e tariffe, ed il discorso vale soprattutto per i podcast di tipo amatoriale, sono ancora troppo alte (120 Euro IVA compresa annui se l’incidenza della musica non supera il 25%; 440 Euro se non supera il 75%), motivo per cui molti podcasters utilizzano brani in pubblico dominio o pubblicati con una licenza Creative Commons – un tipo di licenza che parte dal diritto d’autore tradizionale ma evita la dicitura “tutti i diritti riservati” a favore di un diritto d’autore meno restrittivo (“alcuni diritti riservati” che contempli per esempio l’ascolto personale e la programmazione in podcast di tipo amatoriale).
In rete ci sono molte piattaforme che si sono specializzate nella presentazione di musiche di artisti che possono essere liberamente proposte nei podcast (p.es. il “Podsafe music network” – http://music.podshow.com). E naturalmente c’è anche chi realizza trasmissioni dedicate ai siti che propongono musiche liberamente utilizzabili. Il podcast “Next Big Hit” propone una trasmissione settimanale di circa 50 minuti dedicata alla musica podsafe (http://www.nextbighit.com). In Italia ci pensano i semplici appassionati a proporre queste realtà, per esempio Mario Mattioli, che nel suo “Semitono Podcast” (http://www.semitono.net/podcast) ha dedicato un ciclo di trasmissioni alla musica libera in rete.

Tra i podcast di carattere musicale (in realtà sono videocast, dato che propongono la videoregistrazione delle trasmissioni) spiccano quelli di Radio DeeJay (DeeJay Time e DeeJay chiama Italia) e di RadioRai (che tra le innumerevoli trasmissioni propone le interviste di Stereonotte – ma senza i brani musicali).
Di ottima fattura i podcast “Zubar” (dedicato alla musica jazz) e “Da Capo al Fine” (dedicato alla musica classica).
“ItalianPodder” (.it) è forse uno dei podcast musicali italiani più seguiti; propone musica di bands emergenti in trasmissioni in lingua italiana ed inglese.
Tra i podcast musicali più interessanti dal punto di vista del montaggio, piace infine segnalare “Conversation Intercom”: una chiacchierata telefonica tra Andrea Girolami – non nuovo a progetti musicali nella rete – ed il giornalista musicale Fabio De Luca. Il podcast è impreziosito di spezzoni musicali il cui scopo è quello di contestualizzare il discorso. Non un podcast musicale, ma un podcast che parla di musica in modo intelligente (http://www.loser.dj).

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di seguito i testi dei vari box pubblicati ad integrazione dell’articolo

1) PODCASTING IN PILLOLE

Il nome

Il nome è un neologismo basato sulla fusione di due parole: iPod (il popolare riproduttore di file mp3 della Apple) e broadcasting. Nel dicembre 2005 il dizionario americano New Oxford ha dichiarato Podcasting "parola dell'anno", definendo il termine come "registrazione digitale di una trasmissione radiofonica o simili, resa disponibile su internet con lo scopo di permettere il download su riproduttori audio personali".
Il termine è stato spesso criticato poiché darebbe meriti ingiustificati alla Apple nello sviluppo della tecnologia; per questo motivo si è cercato di renderlo “neutro” utilizzandolo come acronimo di “Personal Option Digital casting”.

Cos’è e come funziona

Per ricevere un podcast sono necessari:
- un qualsiasi supporto connesso ad internet (p.es. un PC);
- un programma client apposito;
- un abbonamento presso un fornitore di podcast (spesso gratuito).

Un podcast funziona come un abbonamento ad una pubblicazione periodica, utilizzando una metafora:
- il supporto connesso ad internet è la cassetta postale;
- il client è il postino
- il fornitore di podcast è la casa editrice.
L’abbonato riceve regolarmente le pubblicazioni e può ascoltarle nelle modalità e nei tempi che gli sono più congeniali.

Il podcasting funziona grazie ad un semplice software gratuito che, ad intervalli regolari, si collega ad internet e controlla quali file audio (o video) sono stati pubblicati dai siti a cui si è abbonati: se ne trova di nuovi, li scarica. La notifica della pubblicazione di nuove edizioni avviene tramite un feed RSS scambiato tra il sito del produttore e il programma dell’utente (Oggi RSS è lo standard de facto per l'esportazione di contenuti web).

2) PODCASTING SOFTWARE

Per ascoltare
Per ascoltare i podcast di norma si utilizzano dei software che permettono di cercare ed abbonare i podcast.
I piu' popolari sono certamente iTunes (http://www.apple.com/itunes/) e Juice (http://juicereceiver.sourceforge.net). Juice e' il nuovo nome di iPodder che e' stato costretto a cambiare nomein quanto la Apple non gradisce che altri prodotti utilizzino il termine iPod nel nome). Un altro podcatcher abbastanza popolare è Doppler (http://www.dopplerradio.net/), disponibile anche per PocketPC. Si tratta di software gratuiti.

Per realizzare
Il software più diffuso per realizzare il file audio è sicuramente Audacity (http://audacity.sourceforge.net/): molto semplice soprattutto per registrare audio dal vivo da un mixer – ma anche da un’uscita cuffie di un dispositivo di riproduzione musicale – direttamente nella scheda audio del pc e di editare in poco tempo il tutto, eventualmente mixandolo con altri file audio (p.es. una sigla). Permette tra le altre cose di inserire i tag ed esportare il file finito nei formati wav, ogg vorbis ed mp3 (in diverse qualità)

Per pubblicare
Per pubblicare il proprio podcast si necessita di spazio web e di un account MySQL. Sul mercato si trovano offerte di registrazione dominio, ampio spazio web, qualche casella e-mail nome@dominioscelto e banca dati MySQL per un prezzo inferiore ai 50 Euro per un anno.
Da internet si possono scaricare i software che poi andranno caricati via protocollo ftp sul vostro spazio web. L’installazione avviene tramite una procedura guidata. I file audio si caricano via ftp ed i commenti si inseriscono tramite web (con una procedura simile alla webmail).Sarà il programma a generare automaticamente anche i feed RSS, i codici che vengono letti dai vari software podcatcher (p.es. iTunes, Juice, Doppler), ai quali si dovrà segnalare l’esistenza del nuovo podcast (i siti prevedono apposite procedure di registrazione).Uno dei software più diffusi è Loudblog (http://loudblog.de).

3) QUALCHE DEFINIZIONE

Broadcast indica una trasmissione radio tradizionale, ascoltabile ad una determinata ora decisa dall'emittente.

Streaming indica una risorsa ascoltabile in qualsiasi momento tramite un collegamento internet al sito dell'emittente.

Podcasting indica una risorsa ascoltabile in qualsiasi momento, scaricata automaticamente in formato mp3 (o altro) dal sito dell'emittente.

Iscriversi ad un podcast permette all'utente di ottenere file che possono essere riprodotti anche off-line, e di disporre di una grande quantità di fonti da cui attingere. Al contrario il broadcast offre una sola trasmissione alla volta, e obbliga ad essere sintonizzati ad una determinata ora.

(fonte: wikipedia.com)

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Del reportage faceva parte anche un articolo sulle trasmissioni radio libere nel web. Un qualcosa che andava un po’ fuori tema, non essendo le situazioni presentate dei podcast, ma dei semplici file audio presenti in rete, ma non abbonabili con i feed RSS. Eccolo:

L’ALTRA RADIO – LIBERA VERAMENTE

In rete sono da anni presenti anche realtà che rivendicano la propria indipendenza dal sistema musicale ufficiale. L’ultima nata in Italia è RadioCopyDOWN, una trasmissione che nasce dentro i gruppi di discussione in rete che fanno capo a (L)eft e a copyDOWN e che tratta di autoproduzioni musicali no copyright, copyleft e di diritto d’autore.
In realtà già da qualche anno il movimento poteva vantare una sua presenza in rete: Nel 1999 venne fondata EsseOttoRadio, una web radio open source nata con l’intento di dare voce alle giovani band. Nel 2001/2002 (ancora non c'erano i podcast) EsseOttoRadio ha aperto il motore di ricerca audio Oggle con contenuti (stile blog) in formato ogg (oltre 500 file audio) divisi per categoria (http://www.s8suono.com/oggle).
Da qualche tempo l’attività di EsseOttoRadio è pressoché interrotta.
Abbiamo intervistato Scarph, ideatore e conduttore di RadioCopyDown:

IS - Possiamo dire che RadioCopyDOWN è l’espressione di un movimento?

Scarph - Ritengo sia più corretto affermare che il progetto nasce dentro alle mailing lists (L)eft e copyDOWN e da lì trae linfa vitale. Viene realizzata in diretta su Radio Onda Rossa di Roma e poi pubblicata sul sito.

IS - Si può definire un podcast?

Scarph - Non credo si possa definirla un vero e proprio podcast - non c'e' un feed rss e le trasmissioni vengono aggiornate sul blog con le vecchie maniere (ftp/ogg/m3u). RadioCopyDOWN tratta fondamentalmente di autoproduzioni musicali no-copyright e copyleft, di diritto d'autore, di libera diffusione dei saperi e della cultura, di reti p2p, di file sharing. La musica utilizzata per le trasmissioni proviene fondamentalmente dalle web label che si ritrovano all'interno del coordinamento (L)eft (http://copydown.inventati.org/left), ma spesso anche da archivi liberi come archive.org e phlow.de.


IS - A differenza di molti podcasts, RadioCopyDOWN rifiuta l’idea di files mp3 a favore dei files Ogg Vorbis. Ce ne spieghi il motivo?


Scarph - Il motivo e' molto semplice: il formato mp3, pur essendo il formato di compressione audio piu' diffuso, e' un formato proprietario (e' brevettato da una societa'). Chiunque ha voluto o volesse programmare un lettore, un encoder o un decoder per mp3 deve pagare i dovuti diritti a questa societa'. Il formato ogg e' invece un formato di encoding audio libero, e a parita' di bitrate rispetto all'mp3, fa risparmiare byte e, a mio modo di vedere, ottenere una qualita' audio migliore.
RadioCopyDown http://copydown.inventati.org/copydown/2005/11/04/p167