Bron||| Broen (Il Ponte)

TV Junkie è la definizione che ne dà l’Urban dictionary. In tedesco Serienjunkie focalizza maggiormente l’aspetto “serie televisive”. Però cambia poco, sempre di dipendenza si tratta. In questo caso da serie tv. Nel mio caso la dipendenza si traduce in notti a tirar tardi.
Il problema è innescato dalle possibilità offerte dalla tecnologia – pensiamo a Netflix o a al meraviglioso mondo di Kodi – per poter vedere le serie, non a cadenza fissa, ma in serie (e non è un refuso 😉 ).
Passi per quelle la cui trama è limitata alla puntata. Lì se ti fermi, non è poi così grave. Il problema sono le serie in cui c’è una trama principale che comprende più puntate, spesso l’intera stagione. Finita una puntata, vuoi sapere come va a finire ed inizi la prossima, ecc. Una situazione che nel mio caso si pone(va) all’una e mezza di notte. A farne le spese è il sonno e tutto ciò che ne consegue.
Leggevo un articolo che descrive bene la sintomatologia: per gli appassionati, i protagonisti delle serie tv sono teleamici quasi reali da seguire con passione… al punto che la fine della propria serie preferita può scatenare sintomi depressivi e senso di smarrimento.
Tutto vero, purtroppo!

Il mio caso riguarda la serie Bron/Broen . Un giallo di investigazioni su vari omicidi ambientati tra Malmoe e Kopenhagen, rispettivamente in Svezia ed in Danimarca: città collegate dal ponte di Øresund, intorno a cui ruotano tutte le vicende. Parliamo di paesi scandinavi la cui produzione letteraria e filmica sul tema è notevole (pensiamo alla trilogia Millennium cominciata con Uomini che odiano le donne dello scrittore giornalista Stieg Larsson, poi divenuto film, ma il mio pensiero va anche ai romanzi di Jo Nesbø) ed ha uno spessore tutto suo che si discosta di molto dalle classiche produzioni inglesi, tedesche o italiane.

Le investigazioni e le vite degli ispettori Saga (interpretato magistralmente da Sofia Helin), Martin Rohde (interpretato da Kim Bodnia) e Henrik Sabo (interpretato da Thure Lindhardt), quest’ultimo subentrato a Rohde per la terza serie, secondo me la più intrigante, proprio per via della trama sviluppata su tutta la stagione. Se poi pensate che io la abbia seguita in lingua originale con i sottotitoli in italiano, capirete quanto mi abbia appassionato e lasciato spiazzato. Di Bron/Broen mi porto dentro la musica della sigla (non poteva mancare il riferimento musicale ;-): loro sono i Choir of Young Believers, il brano si intitola Hollow Talk)
Ora non resta che aspettare la quarta ed ultima stagione…