Siae (sempre lei)

Benché io conosca molte persone che percepiscono regolarmente diritti d’autore, sono sempre stato diffidente nei confronti della Siae. La diffidenza si è acuita da quando ho scoperto altre forme di licenze che consentono l’utilizzo gratuito di opere in determinati contesti (penso p.es. alle licenze creative commons: alcuni diritti riservati contrapposti a tutti i diritti riservati del ©).

Ciò premesso, ci sono ambiti della produzione culturale – penso al fare radio, all’organizzazione di spettacoli dal vivo, ecc. – in cui non si può prescindere dal trovare un accordo con la SIAE, accordo che molto spesso viene visto come un male necessario per poter svolgere il proprio lavoro. Il fatto che la percezione sia questa è aumentato dalla poca trasparenza dei meccanismi di distribuzione del denaro raccolto, gran parte del quale viene assorbito da costi strutturali e amministrativi della stessa SIAE (ne parlavo qui in occasione del decreto Bondi sull’equo compenso: tassazione dei supporti cd-r, dvd-r, masterizzatori, memorie, telefonini ecc…).
Poi ci si è pure messa la SCF, il consorzio dei fonografici, che ha cominciato a fare cassa tramite lettere/fatture a diversi commercianti (ne parlavo qui), rei di avere ascoltato la radio all’interno del loro negozio – pur avendo da sempre pagato i diritti SIAE.
Il 28 luglio Repubblica.it riferisce del raggiungimentro dell’accordo tra Youtube e la Siae che consente di mantenere online i brani musicali tutelati se usati come colonna sonora di un video.  Non sono noti i dettagli dell’accordo, salvo la dichiarazione da parte della Siae che i costi non saranno a carico dell’utente finale di Youtube. Stupisce invece l’affermazione attribuita a Christophe Muller, responsabile delle partnership di YouTube per l’Europa: “l’accordo con la Siae aiuta gli artisti rappresentati a guadagnare e ai nuovi talenti musicali di emergere”. Non mi risulta che la Siae abbia mai avuto un ruolo nella divulgazione della musica. A me pare che Youtube abbia fatto come molti commercianti e operatori per gli esempi sopracitati: pago e mi tolgo il pensiero. La frase di Muller intanto è stata ripresa e commentata da diversi blogger: “un po’ come la mafia e il pizzo aiutano le attività commerciali emergenti in Sicilia… Mi sembra lo stesso ragionamento.”

wieder daheim

Dopo oltre un mese di pausa, torno a rianimare il presente blog. Sono rientrato a Bolzano da una settimana, e non posso fare a meno di notare quanto la città sia viva – culturalmente parlando – anche in questo periodo estivo. Sul fronte dei (molti!) concerti mi limito a segnalare il nuovo spazio di via Vintola 18 con la programmazione gestita dal solito (grande!) Vanja Zappetti, che registra crescenti presenze (ieri al concerto di Hugo Race, oltre 150 paganti). Una cosa ottima dato lo spessore delle sue proposte (Mark Templeton e Ghost to Falco, i headliner degli appuntamenti precedenti).

Grazie ad un invito su Facebook mi sono trovato a visitare la nuova mostra al bar Cafemaschin, allestita da Marco Ambrosi (aka 10/01), che tra le altre cose ha partecipato all’ultima edizione del festival d’arte (un)defined di Merano

Interessante anche il dibattito culturale sul web. A qualche mese dal suo lancio, il blog Franzmagazine, sta riuscendo nella sua scommessa di divenire IL blog di confronto culturale in Alto Adige. Da segnalare a questo riguardo la discussione innescata da un post sulla co-candidatura di Bolzano a capitale europea della cultura nel 2019.

In estate, si sa, solitamente non succede moltissimo, almeno per i residenti, per cui i presupposti sono senz’altro buoni.