ILLIBRO, il meglio di 20 anni di recensioni

Il popolare sito internet Debaser.it raccoglie da più di 20 anni recensioni “scritte da chi vuole” e ha pubblicato ILLIBRO, una raccolta del meglio delle recensioni dei primi 20 anni di vita del sito (280 pagine, Edizioni Riff).

Debaser è un progetto di due bolzanini, Andrea Gasperi e Stefano Bonzi, classe 1968 il primo, 1967 il secondo: ad oggi io sito contiene più di 50.000 recensioni di musica, teatro, cinema e spettacolo. Lo stile del sito è molto ironico – già nella homepage si definisce “il sito più fiko dell’internet” – ma visitandolo ben presto se ne carpisce la ricchezza di contenuti…

Andrea Gasperi: “Intorno a Debaser cominciò a raccogliersi una comunità di appassionati di musica da tutta la penisola ed il nostro sito cominciò a raccogliere consensi e in un certo senso a diventare una comunità. Oggi contiamo oltre 25.000 utenti registrati da tutta Italia. Debaser conta mezzo milione di pagine visitate al mese… non sono poca cosa”

QuiBolzano: Possiamo considerate Debaser.it un social media?

“I social nascono come ambienti molto positivi, tutto sembra bello roseo e fantastico, uno strumento dalle mille possibilità. Solo che spesso poi scopri che alla fine sei tu lo sfruttato, sei tu che diventi il prodotto e vieni venduto a quelli che hanno bisogno della tua attenzione per sottoporti le loro offerte. Debaser in questi primi 20 anni ha avuto la possibilità di reagire, con interventi tipo la maggiore moderazione dei contenuti o inserendo strumenti come i range delle recensioni, che mette l’utente nella condizione di capire quali siano i contenuti di maggiore valore.”

Da dove nasce l’esigenza di pubblicare una raccolta?

“C’è la voglia di fermarsi e di fare il punto della situazione, ma c’è anche la vanità di esibire quello che abbiamo fatto nei nostri primi 20 anni e quindi di prendere il meglio di quello che c’è nel sito e di metterlo su carta, in un formato diverso per vedere l’effetto che fa. Il volume è disponibile nelle librerie di Bolzano, ma può anche essere ordinato dal sito delle edizioni Riff (riffrecords.it).

Come è nata questa collaborazione?

“Ho conosciuto Paolo Izzo a Radio Tandem, nel corso della trasmissione “La Musica DeDentro che come Debaser avevamo a  Radio Tandem e gli ho chiesto se era interessato a pubblicare il libro perché mi sembrava un’ottima idea creare delle sinergie tra realtà locali. A Paolo il progetto è piaciuto e così eccoci qui.”

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Articolo pubblicato sul numero 01/2021 di QuiBolzano, di QuiMerano e di QuiBassaAtesina.

La tomba a Bolzano del grande scacchista

Tra i nomi che danno lustro alla città di Bolzano, da qualche anno c’è anche quello di Daniel Harrwitz. Nato nella prussiana Breslau, l’odierna Wroclaw in Polonia, Harrwitz è stato uno dei più famosi scacchisti dell’ottocento.

Tra il 1848 e il 1862, Harrwitz è al culmine della sua carriera e fa degli scacchi la sua via di sostentamento, chiedendo somme in denaro per giocare: sfidarlo, infatti, era motivo di orgoglio e stuzzicava la voglia degli appassionati. In molte sfide concedeva dei vantaggi agli avversari o giocava alla cieca, ovvero senza vedere la scacchiera e i pezzi, e tutto questo simultaneamente contro più giocatori. In questo periodo vive tra Berlino, Londra e Parigi, dal 1853 al 1854 pubblica un giornale sugli scacchi, la “British Chess Review” e nel 1862 scrive un libro dal titolo “Lehrbuch des Schachspiels”.

E’ il 2009 quando lo storico degli scacchi Luca D’Ambrosio scopre nel cimitero ebraico di Bolzano la tomba del maestro Daniel Harrwitz, morto a Bolzano nel 1884. Scoprendo la tomba, il suo ultimo domicilio in città (”Zollstange 173”, individuabile nell’ex Gasthof Rosengarten di via De Lai 2) e altre importanti tracce, D’Ambrosio ha ridefinito la biografia del grande scacchista, suscitando grande interesse a riguardo in tutto il mondo scacchistico.

Ma come si incappa in una storia così?

D’Ambrosio: “Gioco nel circolo Arciscacchi ormai da quasi 40 anni, ma da circa 15 ho cominciato ad appassionarmi agli aspetti storici della disciplina. Per più di otto anni mi sono concentrato a ricostruire la storia dei tornei internazionali di Merano svoltisi negli anni ’20 del secolo scorso, sfociata nel libro “Die internationalen Schachturniere zu Meran 1924 und 1926” (500 pagine, Edizioni Arci Scacchi Bolzano, 2014)

Nel corso di quegli anni un amico del circolo mi chiese se sapessi che a Bolzano era nato un importante scacchista, tale Daniel Harrwitz. Proprio non mi risultava, ma, incuriosito sono andato a cercare questo dato ed ho scoperto che su un libro c’era una informazione errata, mentre su altri compariva l’informazione giusta: Harrwitz non è nato, ma è morto (!) a Bolzano nel 1884. Per anni accantonai il pensiero, ma successivamente, influenzato dal filone di studi fatti sugli scacchisti del XIX secolo, mi sono messo a ricercare.”

“Mi ci sono voluti mesi per trovare una traccia: Harrwitz era morto di una malattia polmonare e questo mi aveva un po’ depistato, perché lo cercavo a Gries in luoghi di cura per malati di tubercolosi. Ma non ho trovato nulla. Grazie a Pater Placidus, l’archivista dell’Abbazia di Muri Gries sono approdato all’archivio parrocchiale di Maria Himmelfahrt a Bolzano, praticamente l’archivio del Duomo, dove nel libro dei morti ho trovato un riferimento che è stato molto sorprendente, in quanto la data di morte non combacia con quella che compare in tutti i libri, ma è di una settimana prima. Ma soprattutto l’anno di nascita differisce di due anni… a questo punto non restava che cercare la tomba. Finalmente nel 2009 ho trovato la colonna che reca inciso il nome di Daniel Harrwitz e soprattutto le date di nascita e morte, completamente diverse da quelle indicate nei libri, ma ora assolutamente certe. Quella di morte ha trovato ulteriore conferma da un giornale dell’epoca di Bolzano e invece la data di nascita è coincidente con quella indicata nel libro dei morti della parrocchia.”

Ma che tipo era Daniel Harrwitz?

“I maligni dicono che avesse un carattere ruvido e decisamente poco signorile nella sconfitta, ma bisogna ricordarsi che lui giocava per il pane ed è ovvio che vedesse nella scacchiera più di un semplice gioco, essendo uno dei pochi professionisti del suo tempo. Pensi che questo tratto caratteriale è stato sfruttato nel 2012 dallo scrittore goriziano Paolo Maurensig, famoso per il bestseller “La variante di Lüneburg”, che nel 2012 si è fatto ispirare dalla scoperta di D’Ambrosio per il suo romanzo breve “L’ultima traversa” in cui Harrwitz è uno dei protagonisti.

(Till Antonio Mola)

Articolo pubblicato sul numero 01/2021 di QuiBolzano